sabato 11 gennaio 2014

Perchè Zuckerberg ha inventato facebook all'università?

Siamo tornati dalle vacanze e siamo tutti affaccendati. Checchè si dica, gli studenti sono pieni di cose da fare. Oltre a studiare infatti lavoriamo, facciamo stage e coltiviamo con particolare cura la nostra vita sociale. Voi che ci leggete, ci trovate quindi ad affrontare questo 2014 in modo molto schizzofrenico. Ma fa la tesi e lavori dubbi e indubbi; Ve vorrebbe fare la tesi anche lei, ma fa uno stage e prova a buttarsi nel Mondo del Lavoro (che va rigororamente maiuscolo perchè grande è l'ansia che ci provoca!); Gio è ancora in giro per il mondo e chissà quando tornerà (appena avvisteremo la sua barba, sarete i primi a saperlo).

Per fortuna, ci pensa Unito a tenerci uniti!!
Infatti, la parte della realtà universitaria che condividiamo, ovvero quella amministrativa, ci sta così incasinando la vita che ci sentiamo tutti un po' sfigati allo stesso modo.

Il solo mezzo di comunicazione che funziona è facebook. Sappiamo le date degli esami solo grazie ai gruppi dei corsi di laurea. Professori vanno in America durante la sessione d'esame - senza peraltro avvisare nessuno - e noi dove lo sappiamo? Da facebook!
La bacheca appelli generale non contiene tutti gli appelli ed è attiva solo per la metà dei corsi di laurea. Tutti gli esami sono finiti nel secondo semestre.Alla segreteria studenti rispondono al telefono solo quando non è orario di ufficio. I docenti spostano interi corsi perchè sono in ritardo con la pubblicazione dei loro libri. Le segreteria sono declassate: si chiamano tutte "ex facoltà di". I docenti che non sanno usare nè computer nè internet sono in crisi perchè non sanno gestire la verbalizzazione online. Gli studenti increduli di fronte al passaggio al digitale dell'università, non sanno gestire la verbalizzazione online.

La segreteria didattica non esiste più. Le facoltà non esistono più. Alcuni piani di palazzo nuovo non esistono più. Il libretto non esise più. Il registro non esiste più. Alcuni docenti non esistono più. Alcuni esami non esistono più.
E noi studenti?? Noi r-esisitiamo ancora!!

Unito: fatti facebook!

lunedì 9 dicembre 2013

Rivoluzione o involuzione?

Torino non è mai comparsa nei telegiornali come oggi. Forse neanche nel 2006 per le olimpiadi o l'anno scorso quando la juve ha vinto lo scudetto. Mia nonna non mi ha mai telefonato preoccupata così tanto per me.

A Torino oggi, dicono ci sia stata una rivoluzione. Il movimento dei forconi, dicono alcuni. Gente senza etichetta, senza partito, senza lavoro, dicono altri.

Fatto sta: il centro città è devastato. I mezzi erano tutti fuori servizio e sotto casa mia c'erano ragazzini usciti dal campo di calcio che spegnevano mucchi di spazzatura incendiata con le scarpe da ginnastica e le gambe nude. Alla signora che di fronte alle telecamere ha detto "sono qua perchè ho a casa un figlio di ventidue anni che dorme sul divano perchè è senza lavoro" diciamo: perchè non se l'è portato dietro? Forse che a lui non interessa fare la rivoluzione che sua madre fa a nome suo e per il suo futuro?

Forse oggi, gli appelli al governo perchè la smetta di fare gli interessi di pochi, i ragazzi con gli striscioni, le manifestazioni pacifiche sotto ai balconi dei potenti che decidono. Quella, delle prime ore dell'iniziativa, la potremmo chiamare rivoluzione. Perchè finalmente ci si è messa la faccia! La gente è scesa in piazza per i propri figli, per i propri nipoti; le persone dicevano "sono qui per mio figlio, per il suo futuro". Ma poi, si è degenerato. Sono arrivati i professionisti delle manifestazioni violente. Li abbiamo già visti a Roma due anni fa e ancora qui a Torino l'anno scorso. Con i caschi da moto, i cappucci alzati, i passamontagna neri, le catene a tracolla. Arrivano in squadre e si infiltrano tra la folla. Lampioni divelti, barricate sui ponti, spazzatura che esplode tra le vie, cantieri aperti e transenne trasportate fuori dal centro. A vedere quello che resta, verrebbe da dire che quella di oggi è stata una involuzione.Una involuzione della democrazia e un'involuzione dell'Italia che è stufa dei vecchi strumenti e delle vecchie retoriche. Un'involuzione della capacità di dialogare, un'involuzione di civiltà e di cittadinanza. Se per farti ascoltare devi urlare, allora forse ciò che dici non è abbastanza forte. Se per farti ascoltare devi tirare dei sassi, allora non c'è dubbio: non vuoi dire niente, ma solo fare del male.

Noi siamo d'accordo a metterci la faccia. Ma una faccia libera, senza cappucci e passamontagna! Una faccia sorridente, che guarda al futuro con speranza, nonostante tutto. Una faccia che non ha paura di mostrarsi, una faccia trasparente, una faccia giovane, una faccia coraggiosa, una faccia che sia nostra.


venerdì 29 novembre 2013

lovelyplaces #3, il lungo Po

Appena trasferiti, tutti noi abbiamo cercato un posto che fosse simile a casa.
C'è chi ha scelto piazza Castello, chi via Roma, chi Borgo Dora. Io, ho scelto il lungo Po.

Dal ponte di Piazza Vittorio, si cammina fino alla Gran Madre; si procede sulla destra sulla pista ciclabile - una delle pochissime in città, per cui attenti a non rovinarla, che se no non ce ne fanno più! - e ci si inoltra nel parco. Ci voltiamo indietro e lo spettacolo è da togliere il fiato. Il Po, il ponte, piazza Vittorio, la punta della Mole e torme di uccelli neri (.. com'esuli pensieri, nel vespero migrar).

In questi giorni è vero, fa proprio freddo. Ma in attesa che la neve ricopra tutto, facciamoci una passeggiata. Tutto il sentiero che costeggia l'argine è un tappeto di foglie gialle; c'è anche qualche fungo ai lati della strada. Ci si dimentica di essere in città. Il rumore del traffico è coperto da quello del fiume, le case quasi non si vedono e il profumo di alberi ti riporta davvero  a casa.
Io sono originaria di un piccolo paesino di campagna; ho solo l'Adda vicino, e neanche tanto, ma questo è stato il primo posto in cui ho voluto portare le persone che per la prima volta venivano a trovarmi.

Sedetevi sulle panchine, è un buon consiglio =)